Introduzione

Queste situazioni sono tipiche dei giochi di invasione.

Sono situazioni caotiche non sottoponibili a modelli preordinati. Non vi sono vincoli concettuali che siano di riferimento per tutto il sistema di interpretazione individuale e ogni situazione è determinata dall’interazione coordinata tra i giocatori e l’ambiente. Non è possibile coordinare la manovra tramite alcuni giocatori chiave poiché questa non è identificabile e riconducibile a situazioni chiare che evidenzino linee di svolgimento del gioco nell’arco temporale e poiché si è immersi in una situazione No time/ No Space dove i tempi di reazione e il continuo adattamento necessitano di azioni immediate. Gli elementi costituenti dei principi individuali della gestione della fase di transizione difensiva possono essere lavorati in allenamento secondo metodologie che prevedono la formazione di un know-how tanto consapevole quanto inconscio.

In questi casi, l’insieme degli elementi e dei principi che si sceglie di sfruttare è la diretta conseguenza di un modello funzionale del gioco che sia adatto alla gara e coerente col sistema di tutte le altre fasi.

Primalità ontologica del gioco

L’auto-organizzazione è intesa come l’insieme dei sistemi adattivi che il singolo atleta opera nella situazione specifica e di cui l’interazione con gli altri elementi della squadra da vita ad un comportamento collettivo. L’organizzazione è sempre indotta dalle informazioni percepite dall’ambiente e dai principi che si sceglie di adottare per interpretare la fase di gioco. In casi specifici di questa natura è evidente come l’interazione dei comportamenti dei cinque giocatori dia un risultato maggiore della somma delle parti, in quanto adottare un sistema di strategie funzionali l’una con l’altra permette di risolvere problemi che altrimenti non sarebbero risolvibili dalla somma delle singole individualità.

Secondo la visione sistemica, le proprietà essenziali di un organismo o sistema vivente sono proprietà dell’insieme, che nessuna delle parti possiede. Nascono dalle interazioni e dalle relazioni tra le parti. Queste proprietà vengono distrutte quando il sistema viene sezionato, fisicamente o teoricamente, in elementi isolati. Sebbene possiamo distinguere le singole parti in qualsiasi sistema, queste parti non sono isolate e la natura del tutto è sempre diversa dalla mera somma delle sue parti

Fritjof Capra: La rete della vita

Non è sufficiente durante la formazione nelle sessioni di allenamento spiegare esplicitamente i principi ai giocatori e ripeterli un paio di volte attraverso dei modelli di sviluppo del gioco preordinati. C’è bisogno che si svolgano molte ripetizioni anche in contesti dove non è chiaro che vi sia della ripetizione, sempre edificando modelli di esercizi coerenti con lo stato del gioco. L’insieme di questi esercizi è fondamentale per la creazione di una relazione pensiero-azione che sia istantanea e l’insieme delle correzioni (in questo caso si parla di feedback plus/minus) è fondamentale per un lavoro costante di labor limae. Risulta quindi particolarmente importante lavorare in situazioni di pressione dove non vi è troppo tempo per pensare.

Allenare questi principi di gioco implica una profonda coerenza del modello dell’esercizio con lo stato geometrico-temporale del gioco stesso. Ogni alterazione troppo evidente finisce per compromettere la naturalezza dei tempi di azione e di pensiero fino anche a viziarli. E’ fondamentale conoscere gli stati di parità e superiorità/inferiorità numerica, da cosa sono determinati, come si inducono, perché si inducono e dove e quando. La trasferibilità di questi concetti può avvenire, come già anticipato, attraverso una didattica diretta o indiretta. Difatti, nella sintesi di un principio vi è un orizzonte degli eventi entro il quale si riesce precisamente a vedere l’insieme delle determinazioni che ne conseguono. L’insieme delle inferenze elaborate utili alla visione dei rapporti di equilibrio e alla contingenza tra gli aspetti esplicitamente determinati e non, coincide con la visione organica e con l’ispirazione artigiana della figura del coach.

Contingenza con la manifestazione naturale

L’approccio riduzionista del separare categoricamente le situazioni senza allenare l’adattabilità del giocatore è una metodologia compassata e assai più complessa. Ciò che conta non è la capacità del giocatore di risolvere la specifica situazione ma la sua inclinazione ad un processo di auto-organizzazione che nasce da un meccanismo biunivoco tra pensiero istantaneo e azione che sia costante e costantemente ridiscusso. Riproporre la miniaturizzazione di un sistema complesso che tenga conto delle componenti fondamentali del gioco senza che via sia alterità del sistema geometrico-temporale significa partire dal fenomeno nella sua macroscopicità, date determinate condizioni iniziali, per far si che tutto ciò che vi sia nel mezzo si autodetermini come conseguenza della conformità del modello stesso con lo stato di natura del gioco. A dimostrazione della coerenza di tale metodologia di coaching, vi sono anche delle ricerche scientifiche che mettono in relazione alcuni sport di invasione con i sistemi auto-organizzati della natura.

Se il mondo è complesso, agire in modo congruente con tale complessità può essere più semplice che cercare di controllare una macchina che non esiste.

Abbracciare la complessità

Conclusione

E’ fondamentale, quindi, lavorare sull’interazione tra gli individui e sull’intelligenza collettiva del sistema di gioco. Ogni compartimentazione di situazioni specifiche rappresenta la distruzione organica dello stato di correlazione delle azioni dei giocatori.

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“Si può scoprire di più su una persona in un’ora di gioco, che in un anno di conversazione.”

~ Platone

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